venerdì 17 gennaio 2020


Shot Caller - La fratellanza

Dal punto di vista cinematografico, a tanti non sarà sembrato un gran film. Per determinati aspetti a me è risultato particolare. Personalmente avrei visto volentieri un preciso approfondimento del mondo delle gang che appare relegato al misero culto nazi e al fascino per i tatoo, soprattutto, considerando, che il regista R. R. Waugh ha lavorato per due anni sotto copertura in un carcere della California proprio per "studiare" questa realtà. La personalità di Jacob è così ricca eppure così poco esplorata. La sua realtà è talmente sfaccettata da avermi catturata completamente. Come la coppia del resto. Lasciata sullo sfondo alle nostre personali interpretazioni.
Tuttavia il piano più attraente ai miei occhi è sempre quello psico. Perché un film può essere tecnicamente perfetto ma “morto” sul piano emotivo. Qui di perfezione c’è ben poco ma ci giunge quel “qualcosa” di ammaliante che deve tradursi in parole, associazioni, vissuti che non possono non sfiorarci.
Qui non si analizza la trasformazione di un uomo. Non si affronta tanto la metamorfosi psicofisica di chi, crede di avere la vita perfetta, in un essere, se così possiamo definirlo, infimo.
Qui c’è altro. C’è un uomo e questo termine racchiude tutto, troppo. Un uomo con la sua vita che non è tanto perfetta come vogliono farci credere. Jacob chi è? E’ un uomo, appunto, con un mondo emotivo ricco di sfumature e ombre che, emergono nel piccolo quotidiano di una partita a basket dove, percepisce la sua fragilità, la sua inutilità, alle quali risponde con l’arrendevolezza di un bimbo timoroso, spaventato. Da cosa? da quella giungla di palestrati, attraenti e sicuri uomini di successo, inebriati da loro stessi e dalle loro piccole, misere vittorie. Jacob è anche un marito e un padre che, torna a casa dal lavoro e trova suo figlio, solo, che pranza di fronte alla tv. Questo dettaglio non può sfuggirci mentre ci immaginiamo il futuro di questo ragazzo che cresce e continua a percepire solitudine. Ah si…Jacob è anche un marito che, incontra la moglie che si prepara ad una uscita con gli amici e che non coglie, perché non vuole, l’invito di Jacob ad avere un rapporto intimo, un incontro.
Ora siamo fuori con gli amici, si ride, si scherza, affiorano sogni e progetti di queste donne, arriva del vino e in un attimo si cancella tutto. Qualcuno muore, qualcuno non crede a ciò che sta succedendo. Fatto sta che Jacob è in galera. Ed è in prigione per aver ucciso l’unico amico che aveva. Quello che lo difendeva durante le partite mentre lui si sentiva un bambino spaventato in pasto ai bulli.
Jacob è “dentro”, o fuori, dipende dai punti di vista. E’ in galera e si ritrova a contatto con una realtà che non aveva nemmeno mai visto in cartolina. E poi, questo sistema penitenziario mi elicita il desiderio di ascoltare qualche parola di Beccaria. Ma questa è un’altra storia.
Quella di cui parliamo, invece, è una realtà fatta di gang, di cartelli, di valori, di rispetto, di potere, di sottomissioni ma soprattutto, di scelte. Perché Jacob deve scegliere e lo deve fare presto, prima di morire. Eh si…deve scegliere se vivere o morire.  E lui sceglie. Sceglie di sopravvivere. La sua anima per qualche istante sussulta, prova a ribellarsi a ciò che vede e che sente. Da una parte sua moglie gli chiede di continuare ad essere Jacob e dall’altra Jacob lentamente muore. Si, perché è arrivato Money. E una volta così, così sarà. Non si torna indietro. Da qui in poi assisteremo al combattimento interno di Jacob che torna proprio mentre Money sta per compiere il suo primo omicidio (volontario), come esecutore. I suoi vari altri riti di passaggio per entrare nella banda di chi sopravvive e di chi comanda, sono tutti costellati da un sempre più flebile Jacob che, vorrebbe tornare ma è silenziato da Money. Money è dentro la fratellanza ariana. E’ parte di essa e si muove con lei e “per” lei.
Money è fuori. Fuori dalla galera certo, ma dentro cosa si ritrova? Ci si ritrova? O sceglie? Da qui potremmo disquisire all’infinito, tirando fuori, morali ed etici concetti privi di sostanza perché non sappiamo neppure di cosa stiamo parlando. Money deve concludere un affare per la fratellanza. Ma non è questo il punto che mi interessa. Il punto è Money. Un uomo tormentato, che resta affiliato a un mondo deplorevole, che disprezza e che lo sta uccidendo. Un mondo torvo, come lui, buio, triste, solo...senza una famiglia, senza più un figlio che ha allontanato per proteggerlo. Eppure lui sembra avere una idea. Inutile analizzare le varie azioni di Money e soffermarci sulle varie altre violenze che, ai suoi occhi appaiono necessarie ad un obiettivo.
Money uccide, piange, protegge il suo piccolo aiutante cacciandolo via, (unica modalità che conosce per proteggere), lo fa prima che arrivino le forze speciali, che lui stesso ha coinvolto nello scambio. Money è tante cose e non è tante cose. Fa di tutto per tornare in galera. Fa il doppio gioco. Arriva nel posto più pericoloso che ci sia, lui torna solo per fare un ultimo violento gesto. Ripristinare un ordine. Un ordine capovolto. Ora è lui il capo. Complice anche un sistema di secondini corrotti che, ci fanno immergere in un complesso stadio evolutivo in cui l’uomo è qualcosa di assolutamente impuro. Ora lui comanda il carcere, i secondini, i contatti e pian piano promuove in lui, l’unico sistema possibile che, preveda una qualche emersione del flebile Jacob. Il puro poliziotto che segue il caso (al quale non torna la dinamica di Jacob), verrà aiutato a mettere ordine. Ecco che si inizia a dipanare una dinamica alla Lupin e Zenigata che immagino vedremo nel sequel.
Il tutto si chiude con un Money che legge un libro consigliato da uno dei leader della fratellanza “L’animale umano”. Libro di D. Morris di argomenti sociobiologici, poco hanno a che vedere con la vera psicologia. Si perchè in questo libro si parla di istinti e di come l’uomo dovrebbe accoglierli, vivendoli. La psicologia studia gli istinti ma nell’inconscio non c’è solo l’istinto. C’è anche l’eros e come direbbe Carotenuto “anche la creatività è un istinto” ma la pulsione è di vita, non di morte, non di distruzione. Prima di questa scena del libro, stavo quasi per credere alla rinascita di Jacob. Ma poi ho visto il libro…
A questo punto non mi sento di concludere esprimendo superficialmente un giudizio rispetto ad una scelta di questo uomo. In cuor mio devo dire che non credo che lui abbia davvero scelto di essere qualcosa di diverso da ciò che era (in potenziale represso). Forse ha “fatto” qualcosa di diverso. Quello che osservo è un uomo che si è dimenticato di se stesso per tutta la vita. Poi si è ritrovato in una centrifuga e si racconta di aver fatto una scelta di vita. In realtà ha fatto una scelta di morte. Qui non posso non pensare al protagonista di BrBa.
 Comunque Jacob è morto o meglio è stato ucciso da Money. Il perché e il come non sono facilmente spiegabili. Quello che so è che tutti noi… a volte siamo Jacob e a volte siamo Money. Il punto sta nel vederlo e nell’integrare le due parti di noi, scisse. Noi siamo entrambi.

Quello che sento è che adesso il bullo è lui. Lui non è più quel bimbo spaventato. Lui ora si sente un difensore. Il padre è stato perdonato dal figlio. Un ragazzo maturo, docile che è stato fatto fuori, cacciato, abbandonato dal padre per difenderlo (a suo dire). Ciò che questo uomo sta divenendo, sarà opinabile ai molti. Ma chi fa il clinico non può eludere tutti quegli aspetti inconsci e non, che ci portano a rivelare una o l’altra parte di noi.