Shot
Caller - La fratellanza
Dal punto di
vista cinematografico, a tanti non sarà sembrato un gran film. Per determinati
aspetti a me è risultato particolare. Personalmente avrei visto volentieri un preciso
approfondimento del mondo delle gang che appare relegato al misero culto nazi e
al fascino per i tatoo, soprattutto, considerando, che il regista R. R. Waugh
ha lavorato per due anni sotto copertura in un carcere della California proprio
per "studiare" questa realtà. La personalità di Jacob è così ricca
eppure così poco esplorata. La sua realtà è talmente sfaccettata da avermi catturata
completamente. Come la coppia del resto. Lasciata sullo sfondo alle nostre
personali interpretazioni.
Tuttavia il
piano più attraente ai miei occhi è sempre quello psico. Perché un film può
essere tecnicamente perfetto ma “morto” sul piano emotivo. Qui di perfezione
c’è ben poco ma ci giunge quel “qualcosa” di ammaliante che deve tradursi in
parole, associazioni, vissuti che non possono non sfiorarci.
Qui non si
analizza la trasformazione di un uomo. Non si affronta tanto la metamorfosi
psicofisica di chi, crede di avere la vita perfetta, in un essere, se così
possiamo definirlo, infimo.
Qui c’è altro. C’è un uomo e questo termine racchiude tutto,
troppo. Un uomo con la sua vita che non è tanto perfetta come vogliono farci
credere. Jacob chi è? E’ un uomo, appunto, con un mondo emotivo ricco di
sfumature e ombre che, emergono nel piccolo quotidiano di una partita a basket
dove, percepisce la sua fragilità, la sua inutilità, alle quali risponde con
l’arrendevolezza di un bimbo timoroso, spaventato. Da cosa? da quella giungla
di palestrati, attraenti e sicuri uomini di successo, inebriati da loro stessi
e dalle loro piccole, misere vittorie. Jacob è anche un marito e un padre che,
torna a casa dal lavoro e trova suo figlio, solo, che pranza di fronte alla tv.
Questo dettaglio non può sfuggirci mentre ci immaginiamo il futuro di questo
ragazzo che cresce e continua a percepire solitudine. Ah si…Jacob è anche un
marito che, incontra la moglie che si prepara ad una uscita con gli amici e che
non coglie, perché non vuole, l’invito di Jacob ad avere un rapporto intimo, un
incontro.
Ora siamo
fuori con gli amici, si ride, si scherza, affiorano sogni e progetti di queste
donne, arriva del vino e in un attimo si cancella tutto. Qualcuno muore,
qualcuno non crede a ciò che sta succedendo. Fatto sta che Jacob è in galera.
Ed è in prigione per aver ucciso l’unico amico che aveva. Quello che lo
difendeva durante le partite mentre lui si sentiva un bambino spaventato in
pasto ai bulli.
Jacob è
“dentro”, o fuori, dipende dai punti di vista. E’ in galera e si ritrova a
contatto con una realtà che non aveva nemmeno mai visto in cartolina. E poi,
questo sistema penitenziario mi elicita il desiderio di ascoltare qualche
parola di Beccaria. Ma questa è un’altra storia.
Quella di cui
parliamo, invece, è una realtà fatta di gang, di cartelli, di valori, di
rispetto, di potere, di sottomissioni ma soprattutto, di scelte. Perché Jacob
deve scegliere e lo deve fare presto, prima di morire. Eh si…deve scegliere se
vivere o morire. E lui sceglie. Sceglie
di sopravvivere. La sua anima per qualche istante sussulta, prova a ribellarsi
a ciò che vede e che sente. Da una parte sua moglie gli chiede di continuare ad
essere Jacob e dall’altra Jacob lentamente muore. Si, perché è arrivato Money.
E una volta così, così sarà. Non si torna indietro. Da qui in poi assisteremo
al combattimento interno di Jacob che torna proprio mentre Money sta per
compiere il suo primo omicidio (volontario), come esecutore. I suoi vari altri
riti di passaggio per entrare nella banda di chi sopravvive e di chi comanda,
sono tutti costellati da un sempre più flebile Jacob che, vorrebbe tornare ma è
silenziato da Money. Money è dentro la fratellanza ariana. E’ parte di essa e
si muove con lei e “per” lei.
Money è
fuori. Fuori dalla galera certo, ma dentro cosa si ritrova? Ci si ritrova? O
sceglie? Da qui potremmo disquisire all’infinito, tirando fuori, morali ed
etici concetti privi di sostanza perché non sappiamo neppure di cosa stiamo
parlando. Money deve concludere un affare per la fratellanza. Ma non è questo
il punto che mi interessa. Il punto è Money. Un uomo tormentato, che resta
affiliato a un mondo deplorevole, che disprezza e che lo sta uccidendo. Un
mondo torvo, come lui, buio, triste, solo...senza una famiglia, senza più un
figlio che ha allontanato per proteggerlo. Eppure lui sembra avere una idea.
Inutile analizzare le varie azioni di Money e soffermarci sulle varie altre
violenze che, ai suoi occhi appaiono necessarie ad un obiettivo.
Money uccide,
piange, protegge il suo piccolo aiutante cacciandolo via, (unica modalità che
conosce per proteggere), lo fa prima che arrivino le forze speciali, che lui
stesso ha coinvolto nello scambio. Money è tante cose e non è tante cose. Fa di
tutto per tornare in galera. Fa il doppio gioco. Arriva nel posto più
pericoloso che ci sia, lui torna solo per fare un ultimo violento gesto.
Ripristinare un ordine. Un ordine capovolto. Ora è lui il capo. Complice anche
un sistema di secondini corrotti che, ci fanno immergere in un complesso stadio
evolutivo in cui l’uomo è qualcosa di assolutamente impuro. Ora lui comanda il
carcere, i secondini, i contatti e pian piano promuove in lui, l’unico sistema
possibile che, preveda una qualche emersione del flebile Jacob. Il puro
poliziotto che segue il caso (al quale non torna la dinamica di Jacob), verrà
aiutato a mettere ordine. Ecco che si inizia a dipanare una dinamica alla Lupin
e Zenigata che immagino vedremo nel sequel.
Il tutto si
chiude con un Money che legge un libro consigliato da uno dei leader della
fratellanza “L’animale umano”. Libro di D. Morris di argomenti sociobiologici,
poco hanno a che vedere con la vera psicologia. Si perchè in questo libro si
parla di istinti e di come l’uomo dovrebbe accoglierli, vivendoli. La
psicologia studia gli istinti ma nell’inconscio non c’è solo l’istinto. C’è
anche l’eros e come direbbe Carotenuto “anche la creatività è un istinto” ma la
pulsione è di vita, non di morte, non di distruzione. Prima di questa scena del
libro, stavo quasi per credere alla rinascita di Jacob. Ma poi ho visto il
libro…
A questo
punto non mi sento di concludere esprimendo superficialmente un giudizio
rispetto ad una scelta di questo uomo. In cuor mio devo dire che non credo che
lui abbia davvero scelto di essere qualcosa di diverso da ciò che era (in potenziale
represso). Forse ha “fatto” qualcosa di diverso. Quello che osservo è un uomo
che si è dimenticato di se stesso per tutta la vita. Poi si è ritrovato in una
centrifuga e si racconta di aver fatto una scelta di vita. In realtà ha fatto
una scelta di morte. Qui non posso non pensare al protagonista di BrBa.
Comunque Jacob è morto o meglio è stato ucciso
da Money. Il perché e il come non sono facilmente spiegabili. Quello che so è
che tutti noi… a volte siamo Jacob e a volte siamo Money. Il punto sta nel
vederlo e nell’integrare le due parti di noi, scisse. Noi siamo entrambi.
Quello che
sento è che adesso il bullo è lui. Lui non è più quel bimbo spaventato. Lui ora
si sente un difensore. Il padre è stato perdonato dal figlio. Un ragazzo
maturo, docile che è stato fatto fuori, cacciato, abbandonato dal padre per
difenderlo (a suo dire). Ciò che questo uomo sta divenendo, sarà opinabile ai
molti. Ma chi fa il clinico non può eludere tutti quegli aspetti inconsci e
non, che ci portano a rivelare una o l’altra parte di noi.